nel 431 a.C. inizia
la Guerra del Peloponneso con
l’invasione lacedemone dell’Attica: ventisette anni
di morte e devastazioni
Rilievo con lo scontro di Ateniesi e Tebani a Tanagra (426
a. C.),
stele commemorativa dei caduti in diversi episodi della
guerra del Peloponneso, marmo pentelico.
Da Via Paleologo, presso l’antico sepolcreto pubblico.
Atene, Museo Nazionale Epigrafico.
nel 1944 a Kesarianì,
quartiere ad est di Atene, vengono fucilati dai
nazisti 200 comunisti greci,
rastrellati dalle carceri e dal confino.
nel 1976 muore all’età
di 36 anni in un misterioso incidente stradale in
Viale Vouliagmenis ad Atene, Alekos Panagoulis,
eroe nazionale della Resistenza contro la
dittatura dei colonnelli (1967-1974), già arrestato, torturato, condannato a
morte e poi graziato dal regime: spariscono dall’auto i documenti di cui era in
possesso e che denunziavano i nomi, le connivenze e le brutalità della ESA, una
sorta di squadrone della morte e polizia segreta della giunta militare
greca.
nel 1909 nasce Ghiannis
Ritsos, eroe della Resistenza e uno dei
più grandi poeti del ventesimo secolo, candidato nove volte al Premio
Nobel per la Letteratura.
nel 1936 durante gli
scioperi dei lavoratori delle fabbriche di tabacco a Salonicco, cade ucciso negli scontri armati con la polizia,
il giovane autista di 25 anni Tasos Tousis.
La drammatica fotografia della madre che piange il figlio
morto, pubblicata dal quotidiano Ριζοσπάστης (Radicale),
colpiscono il poeta Ghiannis Ritsos
che scrive uno dei suoi capolavori, il poema Επιτάφιος
(Lamento funebre), un commovente inno alla solidarietà sociale, agli
ideali di uguaglianza e al senso di fraternità del popolo greco che sarà messo in musica dal compositore Mikis Theodorakis
negli anni sessanta.
Un brevissimo estratto (la trad. it., più o meno letterale, non è mia)
Μέρα
Μαγιού μου μίσεψες, μέρα Μαγιού σε χάνω,
άνοιξη,
γιε, που αγάπαγες κι ανέβαινες απάνω
Στο
λιακωτό και κοίταζες και δίχως να χορταίνεις
άρμεγες
με τα μάτια σου το φως της οικουμένης
Και
μου ιστορούσες με φωνή γλυκιά ζεστή κι αντρίκεια
τόσα
όσα μήτε του γιαλού δεν φτάνουν τα χαλίκια
Και
μου 'λεγες πως όλ’ αυτά τα ωραία θα ν’ δικά μας,
και
τώρα εσβήστης κι έσβησε το φέγγος κι η φωτιά μας
Un
giorno di maggio mi hai lasciato un giorno di maggio ti perdo,
in
primavera, figlio, la primavera che amavi e salire su
Sulla
terrazza a guardare e senza poterti saziare
sorbivi
coi tuoi occhi la luce del creato.
E mi
raccontavi con voce dolce calda e virile
tante
e tante cose che non bastano i ciottoli della spiaggia.
E mi
dicevi, figlio, che tutte quelle cose, così belle cose, sarebbero state nostre,
e ora
sei spento e si sono spenti la nostra luce e il fuoco.
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